Prestissimo al mattino, il traballante Piper immerso nella bruma delle montagne ci porta a Lukla, 2800m, il paesino che fa da porta di ingresso alla valle del Kumbu.
"Mi godo i molteplici colori , la bellissima luce sulle facciate delle case e l'azzurro dei tetti che mi riportano subito all'intensita' delle cime che sto andando a raggiungere"…
La fila di portatori che attende all'uscita dell'aeroporto ci fa comprendere subito quanto siano importanti le spedizioni alpinistiche per l'economia della valle.
Cerchiamo gli yak per trasportare il nostro materiale ma gli animali sono occupati per le precedenti spedizioni e per il lavoro nei campi…Manuel, il capo-spedizione, opta, almeno sino a Namche Bazar per i portatori.
“Sapevo che questi uomini e donne erano straordinari nel portare dei carichi impensabili, ma vivendolo personalmente rimango incredula per la loro capacita' di camminare per sentieri di montagna con agilita' e tanto peso sulle spalle.
C'e' una altra aria qui! Vedo le prime montagne con la neve, sento i primi profumi dell'ALTO, uniti all'incenso e ginepro bruciato nei turibol. Odo il suono lontano dei campanelli tibetani..”
Inizia il primo giorno di cammino che ci portera' a Phakding. Siamo una piccola carovana formata dal nostro team, da alcuni portatori, ognuno di noi porta il suo zaino.. il suo carico…
Dopo un'ora di cammino la citta' e' lontana…..
“Ripenso all'ultimo giorno passato a Kathmandu dedicato interamente alla stampa locale.
Qui l'alpinismo e le spedizioni sono considerate come eventi importanti come da noi lo sport del calcio e le partite della Nazionale.
L'incontro tanto atteso con la mitica Elisabeth Hawley e' per me un'incontro con la storia e la memoria dell'Everest. EMOZIONANTE!
Elisabeth vive a Kathmandu da sempre, giunta come inviata dell'agenzia Reuter. All'inizio delle prime esplorazioni all'Everest si e' fermata in Nepal diventando l'archivio vivente delle scalate Himalayane. Tutti i più' importanti esploratori e alpinisti hanno incontrato Miss Hawley. Lei chiede, compila, scrive, certifica e con i suoi occhi vivi e penetranti ti esamina e ti interroga…..
Non si raccontano menzogne a Miss Hawley, ne prima ne dopo la spedizione…”
Il trekking che porta al CB e' particolare, non solo per l'altitudine ed i problemi di acclimatamento, ma perche' il trekking non segue il fondovalle ma taglia attraverso le innumerevoli valli.
“Gli amichevoli abitanti della valle del Kumbu che incontriamo, ci salutano a mani giunte nel tradizionale “namaste”. Il primo ponte che attraverso mi da subito il senso ondeggiante dell'aria e dell'acqua che sopra e sotto di me…scorrono. E’ il tipico ponte Tibetano ornato di fazzoletti di preghiere che riunisce, sospeso con armonia ed equilibrio uomini, animali e cultura delle valli.”
Oskar e Silvano, i nostri cineoperatori-guide alpine, corrono avanti e indietro per catturare attraverso le immagini la vita che incontriamo. Ci moviamo sotto una leggera pioggia, ma non ci disturba : le nostre scarpe ed il nostro abbigliamento sono studiate per ben altro…
Al ticchettio musicale di 30 scalpellini che lavorano i sassi, arriviamo a Pakding dove pernotteremo. Dave (Rasmussen), il nostro film-maker del Montana, apre il suo manuale: "dieci minuti al giorno per imparare l'italiano. Incontriamo la signora Nima al Namaste Lodge, donna decisa e cordiale che con modi semplici e gentili ci invita in cucina e ci fa sentire a casa.
Mangiamo nella sua cucina e scopriamo che ogni anno visita l'Italia lavorando nei rifugi.
Ma la sorpresa piu' grande e' che conosce bene il rifugio malga Pramosio in Carnia…..
Nel luminoso mattino di Pakding riprendiamo il cammino.
Un “chorten” all'uscita del villaggio ci protegge dagli eventuali spiriti malvagi che potremmo incontrare sul nostro cammino, fiancheggiamo e incontriamo numerosi “mani” dove le preghiere scolpite su pietre e sassi testimoniano la devozione eterna dei buddisti nepalesi.
Lungo il sentiero fra conifere, campi coltivati, ciliegi ed albicocchi in fiore, e cangianti rododendri, stranamente incontriamo pochi trekkinisti. Riteniamo sia per la guerra in corso che ha bloccato il turismo e che spesso occupa anche i nostri pensieri.
Mostrando il permesso, al posto di controllo, superiamo l'arco di legno e entriamo cosi nel parco Sagarmatha.
Sosta al lodge Water Fall in prossimita' di Monjo. Due ragazzini su di un tavolo di legno fanno i compiti….Paola con occhio accorto, controlla il materiale fotografico, giocando con un cucciolo. Fabio sopra una panca si appisola al sole senza nemmeno togliersi lo zaino..come una lucertola, il cucciolo segue l'esempio e si addormenta sotto di lui..
“Incontro Davide di Saronno, guida un trekking e parla il nepalese. Ha vissuto due anni in Nepal, scende dalla valle e tramite comunicazione orale mi informa di cosa succede al Campo Base dell'Everest. Seduti d'avanti ad un piatto di “chapati” e formaggio di yak, mi narra delle tradizioni e costumi delle donne in Nepal…Si sta facendo tard. il cielo si annuvola. Il gruppo si prepara a partire…”
Risvegliamo Fabio che, con tranquillita' e saggezza montanara, ci dice: "ricordatevi che il riposo fa parte dell'allenamento"…..
Il "fiume di latte" Duthkosi, accompagna spumeggiante il nostro camino. Lo attraversiamo appesi alle funi dell'altissimo ponte Larja Dobhan, dove inizia la ripida salita verso Namche. Filippo catturato dall'energia dell'acqua, tenta inutilmente di guadare il fiume. L'aria rarefatta comincia a farsi sentire. Entriamo a Namche Bazar, 3480m, all'imbrunire.
Attraverso con Fabio la sacra porta (Kami ,cinque grandi mulini mossi dal torrente ripetono le preghiere, un grande “Stupa” con gli occhi colorati del Bhuda tengono lontani gli spiriti malvagi dal villaggio.
Entriamo a Namche Bazar.
Manuela Di Centa
Everest Speed Expedition